Skip links
CFR

Il pensiero

Dalla “Prefazione” di Carlo Rosselli al suo
“Socialismo liberale” (1930)

Nella parte ricostruttiva del libro mi sono proposto di offrire, sia pure di scorcio, il quadro di una rinnovata posizione socialista che io amo chiamare socialista liberale. Dal punto di vista storico questa formula sembra racchiudere una contraddizione, poi che il socialismo sorse come reazione al liberismo – soprattutto economico – che contraddistingueva il pensiero borghese ai primi dell’Ottocento.

Ma dall’ottocento ad oggi molto cammino si è fatto e molte esperienze si sono accumulate. Le due posizioni antagonistiche sono andate lentamente avvicinandosi. Il liberalismo si è investito progressivamente del problema sociale e non sembra più necessariamente legato ai principi della economia classica, manchesteriana. Il socialismo si va spogliando, sia pure faticosamente, dal suo utopismo ed è venuto acquistando una sensibilità nuova per i problemi di libertà e di autonomia.

E’ il liberalismo che si fa socialista, o è il socialismo che si fa liberale? Le due cose assieme. Sono due visioni altissime ma unilaterali della vita che tendono a compenetrarsi e a completarsi. Il razionalismo greco e il messianismo d’Israele. L’uno domina l’amore per la libertà, il rispetto delle autonomie, una concezione armoniosa e distaccata della vita. L’altro una giustizia tutta terrena, il mito della eguaglianza, un tormento spirituale che vieta ogni indulgenza.

Carlo Rosselli: I miei conti col marxismo
(tratto da "Socialismo liberale")

Li vado facendo da parecchi anni sotto la scorta di molti nemici e carabinieri dottrinali, in compagnia di pochi eretici amici. Voglio renderne conto qui prima di tutti a me stesso, poi a quei miei compagni di destino che non credono terminate alle Alpi le frontiere del mondo.

Sarò chiaro, semplice, sincero e, poi che i libri mi mancano, procederò per chiaroscuri senza i famosi «abiti professionali» e i non meno famosi «sussidi di note».

Intanto, chi sono.
Sono un socialista. Un socialista che, malgrado sia stato dichiarato morto da un pezzo, sente ancora il sangue circolar nelle arterie e affluire al cervello. Un socialista che non si liquida né con la critica dei vecchi programmi, né col ricordo della sconfitta, né col richiamo alle responsabilità del passato, né con le polemiche sulla guerra combattuta. Un socialista giovane, di una marca nuova e pericolosa, che ha studiato, sofferto, meditato e qualcosa capito della storia italiana lontana e vicina. E precisamente ha capito:

I. Che il socialismo é in primo luogo rivoluzione morale, e in secondo luogo trasformazione materiale.
II. Che, come tale, si attua sin da oggi nelle coscienze dei migliori, senza bisogno di aspettare il sole dell’avvenire.
III. Che tra socialismo e marxismo non v'è parentela necessaria
IV. Che anzi, ai giorni nostri, la filosofia marxista minaccia di compromettere la marcia socialista.
V. Che socialismo senza democrazia e come volere la botte piena (uomini, non* servi; coscienze, non numeri; produttori non prodotti) e la moglie ubriaca (dittatura).
VI. Che il socialismo, in quanto alfiere dinamico della classe più numerosa, misera, oppressa, è l’erede del liberalismo.
VII. Che la libertà, presupposto della vita morale cosi del singolo come delle collettivita, e il più efficace mezzo e l’ultimo fine del socialismo.
VIII. Che la socializzazione è un mezzo, sia pure importantissimo.
IX. Che lo spauracchio della rivoluzione sociale violenta spaventa ormai solo i passerotti e gli esercenti, e mena aequa al mulino reazionario.
X. Che il socialismo non si decreta dall’alto, ma si costruisce tutti i giorni dal basso, nelle coscienze, nei sindacati, nella Cultura.
XI. Che ha bisogno di idee poche e chiare, di gente nuova, di amore ai problemi concreti.
XII. Che il nuovo movimento socialista italiano non dovrà esser frutto di appiccicature di partiti e partitelli ormai sepolti, ma organismo nuovo dai piedi al capo, sintesi federativa di tutte le forze che si battono per la causa della libertà e del lavoro.
XIII. Che é assurdo imporre a così gigantesco moto di masse una unica filosofla, un unico schema, una sola divisa intellettuale.

Il primo liberalismo ha da attuarsi all’interno.
Le tesi sono tredici. Il tredici porta fortuna. Chi vivrà vedrà.

* Socialismo senza democrazia significa fatalmente dittatura, e dittatura significa uomini servi, numeri e non coscienze, prodotti e non produttori e significa quindi negare i fini primi del socialismo.

I "tredici punti" di Carlo Rosselli

Carlo Rosselli aveva condensato in tredici punti le sue tesi (I miei conti col marxismo) pubblicate in appendice a Socialismo liberale. In occasione del Trentesimo compleanno dei “Quaderni del Circolo Rosselli” al Teatro di Rifredi, il 20 dicembre 2010, Valdo Spini ha presentato i tredici punti seguenti come momento ispiratore delle prove che ci attendono.

  1. Molti sono alla ricerca di un’identità o hanno il problema di rifiutare e di prendere le distanze da un’identità precedente. NOI, che ci riconosciamo nell’eredità dei Rosselli, questo problema NON l’abbiamo.
  2. L’eredità dei Rosselli è limpida nei suoi riferimenti ideali, è feconda nell’analisi critica di fondo della società italiana. È un’eredità che possiamo rivendicare.
  3. L’eredità dei Rosselli è ottimistica e volontaristica nella volontà di cambiamento e nella consapevolezza dello spirito di sacrificio che comporta.
  4. Non è un dogma, è un principio, quello del socialismo liberale, la realizzazione delle libertà per tutti nella concretezza della condizione di chi non gode pienamente della libertà.
  5. Dobbiamo cercare il nuovo, non abbiamo bisogno di cercare il nuovismo.
  6. Ci attendono scelte difficili in momenti veramente difficili. Il Rosselli non è un partito politico: con i suoi strumenti, come i “Quaderni” è un club, un tempo si sarebbe detto un club alla francese, che intende essere un momento di collegamento tra società civile e società politica e quindi uno strumento importante di preparazione a queste scelte.
  7. Il Riformismo è il nostro metodo, ma riformismo non significa né trasformismo né compromesso a tutti i costi. Il legame tra socialismo e libertà non basta proclamarlo, bisogna viverlo e concretizzarlo.
  8. Il rinnovamento della società italiana si deve basare sul connubio formazione-lavoro. Vogliamo rappresentare tutti i generi di lavoro, da quello dipendente a quello autonomo, che siamo creatori di ricchezza e non distruttivamente speculativi.
  9. Vogliamo una società basata sulla cultura, la ricerca, l’intelligenza, che inserisca l’Italia tra i paesi dell’innovazione e del futuro.
  10. Ribadiamo che la giustizia sociale è l’elemento necessario per conseguire l’obiettivo di una società aperta e coesa contro le involuzioni autoritarie di ogni tipo.
  11. Consideriamo il fattore etico come decisivo per ogni scelta politica.
  12. In questo senso vogliamo un partito laico di credenti e non credenti, che vi militino su di un piano di assoluta parità.
  13. Nella crisi italiana vogliamo che sorga un’alternativa realmente nuova nell’etica, nei metodi, nei contenuti e nei programmi.
Questo sito web utilizza i cookie per migliorare la navigazione. Consulta la privacy policy